Giorni assai piacevoli quelli trascorsi sul grande altipiano dell’Alpe di Siusi nel cuore delle Dolomiti.
Alla ressa e al caldo delle spiaggie, preferisco di gran lunga la frescura e la quiete d’alta montagna, e questa oasi di pace è una meta perfetta.
Questo altipiano – il più grande d’Europa – è ubicato nel comune di Castelrotto in Alto Adige, incastonato tra la Val Gardena, il parco naturale Sciliar-Catinaccio e il gruppo dolomitico del Sasso Piatto-Sasso Lungo.
Una visuale molto caratteristica dell’Alpe di Siusi, è il profilo inconfondibile del massiccio dello Sciliar
Numerosi sono i sentieri per le escursioni, di ogni grado di difficoltà. Il sentiero a zig-zag tra le rocce conduce alla “Forcella dei Denti di Terrarossa” (2499 mt.) , da dove è possibile avere una magnifica visuale sul gruppo del Catinaccio
La salita è decisa, il Solleone asseta frequentemente, mentre le nuvole corrono veloci sospinte dalle correnti
Una volta arrivati ci si può voltare indietro ed osservare parte dell’altipiano da un punto panoramico. A sinistra lo Sciliar, mentre sul fondo, leggermente decentrato sulla destra, è ben visibile il Monte Bullaccia (2100 mt.), dal quale è possibile osservare i paesi di Castelrotto ed Ortisei, a strapiombo sotto questo monte.
Dalla parte opposta – come dicevo – è invece possibile godere di un’ottima veduta sul Catinaccio d’Antermoia la cui cima raggiunge i 3004 mt.
Ecco uno dei “denti” da cui prende il nome questa Forcella. Sullo sfondo sempre il Catinaccio
Qui, un particolare della colorazione rossa tipica di questa formazioni rocciose
Le correnti d’aria sono molto fresche ed umide, e il caldo sofferto fino a poco prima durante l’ascesa è già un ricordo. Mi soffermo ancora un poco prima di intraprendere il sentiero verso il rifugio dell’alpe di Tires, e lo sguardo va al Sasso Piatto e al Sasso Lungo, due montagne molto belle ed imponenti.
Proprio dietro il Sasso Piatto, si intravede il Gruppo del Sella, dove confinano la Valli Gardena, Badia, Fassa e Livinallongo. La cima più alta del gruppo è Piz Boè (3152 mt.)
Sulla destra del Gruppo del Sella troviamo la Regina delle Dolomiti : la Marmolada. Questa in foto è la “Punta di Penia”, la vetta più alta del gruppo della Marmolada (3343 mt.). Ho utilizzato il teleobiettivo per meglio immortalare questa splendida cima, e meglio mostrare il colore variegato della sua roccia. La Marmolada, nonostante sia nelle Dolomiti, non è composta di dolomia, ma da materiale calcareo e vulcanico risalente a più di 200 milioni di anni fa. Questo mix di materiali di cui la roccia della Marmolada è costituita, è famoso come “calcare della Marmolada”.
Tornando sull’altipiano è possibile riconoscere a sinistra sullo sfondo, il gruppo delle Odle, ben visibili dal paese di Selva di Val Gardena
Dopo tanta strada, è bene rifocillarsi in uno dei tanti rifugi cosparsi tra queste vette. Per motivi di vicinanza mi dirigo al rifugio dell’Alpe di Tires, a quota 2442 mt. dove mi aspetterà una polenta bella calda 🙂
Da questo rifugio è possibile proseguire per l’Alpe di Tires per poi salire lo Sciliar, oppure prendere il sentiero che porta verso Passo del Duron – da dove parte la valle omonima – e poi proseguire verso il rifugio del Sasso Piatto seguendo il sentiero di crinale tra la Val Duron e l’Alpe di Siusi. Io ridiscenderò il sentiero che porta verso Passo Duron, tra pascoli di vacche e cavalli, a fianco del massiccio del Catinaccio. Sopra di me, i denti di Terrarossa da cui sono disceso
Il paesaggio muta rapidamente, le rocce lasciano spazio ai pascoli erbosi
Il sentiero è molto panoramico, alle mie spalle sto lasciando la Val Duron
Camminando su questi sentieri ci si imbatte frequentemente in splendidi esemplari di cavalli di razza avelignese, tipica di queste zone
Erano tutti molto affamati, sarà l’aria di montagna che mette appetito 🙂
Altri animali molto popolari da queste parti sono le marmotte. Tranne rari esemplari particolarmente guardinghi, la maggior parte è abituata alla presenza umana e non scappano alla vista delle persone. Tuttavia è facile ascoltare i loro “fischi” d’allarme appenna viene avvistato uno dei tanti rapaci che vivono in questo ambiente.
Proseguendo per questi prati si arriva finalmente al rifugio del Sasso Piatto (2337 mt.), proprio ai piedi della montagna omonima
Lasciato il rifugio, è tempo di ridiscendere verso valle, passando per il rifugio Zallinger, dove una bella chiesetta è incorniciata da uno splendido paesaggio
Abbassandosi di quota si ritrova la foresta di peccio, percorro sentieri dove maestri intarsiatori hanno dato vita a bizzarri personaggi 🙂
Si ritorna infine sui prati di partenza, strapazzati da acquazzoni violenti ed improvvisi
In un costante passaggio di chiaro scuro, asciutto bagnato 🙂
In un paesaggio dove la forma tende naturalmente ad ergersi e stagliarsi contro il cielo
Dove nubi e colori del cielo sono in costante e rapida evoluzione, mescolandosi fino a divenire indefinibili
Fino al momento del riposo, al termine di un’altra giornata nella breve estate d’alpeggio